L’augustale
Quadraziano, corrector Tusciae,
sedette in tribunale nella città di Arezzo impugnando l’ultimo editto di
Diocleziano. Il vescovo Donato fu condotto alla sua presenza.
Busto reliquario di san Donato - sec. XIV |
“Vescovo…
cos’è un vescovo?”
“E’
il padre dei cristiani, che li esorta e li corregge”
“Dunque
sei cristiano”
“Gesù
Cristo è il Signore”
“I
nostri signori sono i clementissimi Augusti, Diocleziano e Massimiano Erculeo”
“Loro
sono il passato. Gesù Cristo è il futuro”
“Allora
è vero che voi cristiani rifiutate di riconoscere l’autorità degli Augusti e la
religione tradizionale”
“Quali
sono gli ordini dei tuoi signori?”
“Che
tu offra sacrifici agli Dei immortali”
“Lo
facciano pure quegli infelici che non credono in Cristo figlio di Dio”
L’augustale
Quadraziano s’adirò.
“E’
un sovversivo e pronuncia parole di rivolta! Che la sua bocca venga percossa
con una pietra!”
Un
soldato eseguì l’ordine, con forza, e la barba bianca del vecchio Donato s’arrossò di
sangue. Ma il vescovo sfidò l’augustale.
“Quello
che mi fai, io l’ho sempre desiderato”
“Secondo
questo editto degli Augusti, se non sacrificherai agli Dei ti farò bruciare. Portate
qui un tripode e quella piccola statua della dea Giunone”
Donato
restò in silenzio.
Figurazione seicentesca del Patrono di Arezzo |
Donato
sembrò pensarci, ma poi disse: “Giunone è il passato e non c’è più. I tuoi dei
sono soltanto demoni, fantasmi che svaniscono al nuovo giorno, e con loro
sparirai anche tu e il tuo potere”
“Portatelo
via!”
“Dunque
non mi fai bruciare?”
“Che
sia ricondotto in cella!”
Rimasto
solo, l’augustale Quadraziano rifletté sulle minacce di quel vecchio pazzo, e
le trovò vane e assurde. Pure lo turbava una strana inquietudine, una sottile
paura che non voleva ammettere ma che gli cresceva dentro. Alla fine strinse
nel pugno l’editto e prese la sua decisione: Roma e le sue tradizioni andavano
difese.
Poco
dopo, nella segreta dov’era rinchiuso, la spada del boia spiccò la testa del
vescovo Donato.
Era
la mattina del 7 di agosto del 1057 ab
Urbe condita, o, come dicevano i cristiani, dell’anno 304 dalla nascita di
Cristo.
Appena
nove anni dopo Costantino fece un sogno e la Storia cambiò. Giunone prese per
mano gli altri Dei romani e li condusse nell’olimpo dei ricordi.
Nanni Cheli - luglio 2014
liberamente tratto dalla 'Passio Donati' - sec.VI
in A. Tafi, I vescovi di Arezzo, 1986, Ed.Calosci, Cortona, pagg.14-19